Il weekend 8-10 novembre ho partecipato a #museomix19 ospite del Museo della Città di Ancona, a due anni dal primo avvenuto nel Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino. #Museomix, format francese, è un laboratorio interdisciplinare che quest’anno ha coinvolto 8 Musei di 6 Paesi: Francia, Belgio, India, Svizzera, Canada. In Italia oltre ad Ancona ha partecipato il Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze. Un evento coinvolgente, una 3 giorni di crescita personale in cui ho avuto modo di incontrare nuove persone e di conoscerne altre. La mia esperienza è stata #appagante, #complessa, #sostenibile. Qui tutte le foto.
Come funziona?
#Museomix è un evento che si svolge contemporaneamente in diverse parti del Mondo. Una maratona creativa di 72 ore, con tempi serrati e attività codificate, che porta dentro il Museo varie professionalità, per reinventare modalità e canali di comunicazione attraverso nuove idee e l’utilizzo della tecnologia.
I team sono creati tramite sorteggio. Ciascuno #mixer partecipa con un ruolo definito. Tuttavia dopo brainstorming, pensamenti e ripensamenti, definizione dell’idea e inizio della fase costruttiva si procede con maggiore fluidità. I contorni dei ruoli si ammorbidiscono e capita di scambiarsi le funzioni a seconda delle esigenze del gruppo. Ad ogni team viene assegnato un facilitatore, figura di raccordo con l’organizzazione, che ha il compito di risolvere problemi contingenti, tenere i tempi per le varie fasi di produzione del prototipo, di supportare anche emotivamente i mixer.
Durante i tre giorni, a cadenza regolare si svolgono le plenarie -momento di condivisione collettiva dei singoli progetti- dove i team si confrontano, si interrogano, si chiariscono.
I team di lavoro sono supportati da esperti e da strumentazioni in FabLab, Techshop e Atelier ricchi di risorse e materiali legati alla cultura e all’economia del territorio. Qui tutti i partner di Museo della città di Ancona.
Il prototipo, che ha avuto poco tempo per essere ideato e realizzato, sarà necessariamente incompleto, ma del tutto rispondente alla idea progettuale. La domenica pomeriggio il Museo si apre al pubblico e offre l’ opportunità di provare i prototipi creati. Ai visitatori viene, poi, chiesto un feedback tramite intervista diretta.
L’incontro con il pubblico è un aspetto fondante dell’intera iniziativa, sia per il Museo che per il #mixer. Il momento in cui percepisci il reale ritorno dell’intero lavoro: l’applicazione della teoria, i bug tecnici, i gap comunicativi. Quello che piace, quello che non funziona, o che resta più incomprensibile di quanto avresti immaginato. Sistemi così competenze e intuizioni e definisci nuovi limiti personali e comprendi i possibili cambiamenti attuabili.
Il gruppo e la genesi
Quest’anno ho partecipato come esperto dei contenuti e, pescando il gruppo n. 2, ho collaborato con Sergio il programmatore, Claudia la Maker, Vincenza il mediatore, Jean- Baptiste il comunicatore, Stefano il designer. Il nostro facilitatore è stato Anna Guerra. “Filblue” il nome del team: fil mutuato da ‘filrouge’ in onore del nostro comunicatore francesce, e blue come il blu di guado, colore vegetale conosciuto e sperimentato durante #museomix. Il nostro terreno di gioco è stato ‘connessioni urbane’. Abbiamo cercato di interpretare le problematiche del complesso rapporto tra il Museo e la città.
Come capita frequentemente, l’idea grandiosa (che pareva l’unica possibile, quella che ha messo subito d’accordo tutti) presentata alla prima plenaria è stata completamente abbandonata. E il prototipo realizzato, il frutto di una completamente nuova e trasformata.
Viaggia per Ancona con il Flibleu
Il nostro progetto intercetta, in prima istanza, un pubblico vacanziero che, scendendo delle navi, decide di visitare il Museo della Città attraverso un percorso ludico che lo accompagna tra i monumenti e scorci caratteristici di Ancona. Al turista viene consegnata una bag e una mappa tattile, a cui mancano tasselli che possono essere recuperati durante il tragitto attraverso l’attivazione di dispositivi sulle facciate dei monumenti interessati. La chiave simbolo del Museo contiene tecnologia nfc e diventa la chiave di lettura dell’esperienza. Accanto ai monumenti selezionati, il visitatore potrà attivare le informazioni-curiosità. Al termine del contributo audio un distributore automatico rilascerà il pezzo mancante alla mappa. Il percorso può differire per durata o per argomento. La durata dipenderà dal tempo che il turista avrà a disposizione, prevedendo un tragitto più o meno breve. Gli argomenti saranno legati a temi trasversali e non a sequenze cronologiche. Nel nostro prototipo, abbiamo immaginato un percorso che dal mare arriva al Museo con tema conduttore ‘Commerci con l’Oriente’. e che prevedeva 4 postazioni per simulare ‘Viaggio con Filblue’: tre esterne e una interna. L’ultima, all’interno del Museo, rappresenta il punto finale del gioco, e il punto iniziale della visita ai 4000 anni di Storia si Ancona raccontati nel Museo della Città.
Gli altri #museomixer
Gli altri tre gruppi, chiamati Cucali, Sensomix e Sestina Lente, hanno lavorato su terreni di gioco differenti realizzato prototipi immersivi e social.
Teldigo è il progetto del gruppo Cucali che, suggestionato dal racconto della leggendaria Stamira, ha creato un totem con rappresenta l’eroina anconetana, a cui è annesso un profilo instagram che riproduce un trailer della storia del personaggio. Per conoscerla tutta devi andare al Museo!
Senti che Museo! È il prototipo del team Sensomix che ha proposto una lettura sensoriale del percorso. Puntando al coinvolgimento dello spettatore già dal tunnel d’ingresso del Museo, in cui vengono accolti da voce suadente e creando postazioni in altre sale dove poter annusare, toccare, ascoltare oltre che guardare.
6 per Ancona è il progetto del team Sestina Lente e ci invita a giocare. Hanno prototipato una postazione con un dispositivo audio, una scatola con oggetti riguardanti la storia di Stamira, una mappa e un passaporto. Per essere riconosciuto vero anconitano occorre, completare il passaporto e conoscere 6 personaggi che hanno fatto la storia di Ancona.
Qui in dettaglio il racconto di Musedu di tutti i prototipi presentati.
Conclusioni
#museomix è una prova individuale e professionale di una certa importanza. Occorre andarci con la voglia di mettersi in gioco e di tornare un po’ cambiati. Parteciparvi ti costringe a diverse cose. Tre giorni intensi in cui ti è richiesto di lavorare in gruppo in maniera performativa, ma con persone quasi sempre conosciute poche ore prima. Di cambiare i livelli comunicativi personali, avere un approccio ludico e flessibile con il rigore della professionalità. Di cogliere l’essenza del Museo leggendo tra le righe, distratto dagli obiettivi da raggiungere. Di essere creativo e brillante, con l’ombra lunga dei tempi serrati.
Partecipare a #museomix ti fa sentire parte di una comunità, che dialoga e si riconosce, che viaggia con le valigie e con la mente.
È una esperienza che si stratifica. È un modo per tenersi connessi e aggiornati, perché ciascun mixer porta la propria voce. È un modo per conoscere le realtà museali che ti ospitano, non solo come fosse una visita guidata, ma camminare fianco a fianco con chi il Museo lo vive e lo fa vivere: le persone dietro il personale. È un modo per affermarti anche quando resti in ascolto. O in silenzio. Un modo per allenare le proprie opinioni a restare centrate, ma duttili. Per farle rimanere morbide contro gli irrigidimenti delle proprie convinzioni.
Ancona è stato anche un esperimento di sostenibilità, con l’iniziativa della Stoviglioteca, in cui ciascuno provvedeva al lavaggio delle stoviglie usate per il pranzo. E un piacevole appuntamento con una grande carica sociale. Quando un caffè o una birra sono il pretesto per raccontarsi scelte, impressioni, esperienze, stando insieme dentro e fuori dal Museo in maniera consapevole e amichevole.
Questo Miseomix, poi, ha avuto un grosso peso specifico per me, perché le Marche rappresentano una nuova fase della mia vita, una nuova casa. Conoscerne un pezzo di cultura mi avvicina ai nuovi luoghi, stimola la curiosità, mette in pari le emozioni.
In fondo i Musei sono questo: la Storia con la maiuscola, che si riversa, distillata o come uno tsunami, nella storia di ciascuno di noi.