Genio …libera tutti!

GENIO(2)

Diciamocelo.Piace a molti il manto di aurea che c’è intorno a  parole come creatività, fantasia, genialità. Piace l’idea dell’artista e dello scienziato tanto ispirati da sembrare folli, tanto egocentrici da apparire isolati, tanto sregolati da apparire ribelli! Metodo e ordine sono parole che mai assoceremmo ad un genio! Eppure i tanti personaggi rocamboleschi, irascibili e senza regole nella storia così famosi e suggestivi, rappresentano solo l’eccezione! La scienza smentisce questi stereotipi e suggerisce un’idea di genio integrato socialmente e aiutato, nelle proprie ricerche, dal confronto con altri artisti e scienziati. Allora se tutto conta – il talento, il quoziente intellettivo, la determinazione, le relazioni, le routine, l’esercizio, la predisposizione – creativi si nasce o si diventa? e noi cosa siamo? E’ lontana e superata oramai la teoria secondo la quale può essere creativo solo il genio sregolato. Oggi esistono tecniche che ci invitano a giocare con la nostra fantasia, il nostro tempo e le nostre esperienze sensoriali e cognitive per riuscire a trovare soluzioni originali a qualunque tipo di problema.
     “La creatività sussiste[…]dovunque c’è un uomo che immagina, combina, modifica e realizza qualcosa di nuovo, anche se questo qualcosa di nuovo possa apparire un granello minuscolo in confronto alle creazioni dei geni.” per dirla alla  Vygotskij.
Ma cosa ci proibisce di manifestare la nostra creatività?
– blocchi e vincoli autoimposti(i più tenaci da abbattere)
– condizionamenti ambientali, individuali o sociali
– abitudini, routine ovvietà e consuetudini;
– paura di sbagliare, di non essere all’altezza e del giudizio.
Per contrastare questi blocchi dobbiamo concederci tempo (non raccontiamoci che non abbiamo fantasia se al nostro caso non dedichiamo più di qualche minuto); concentrarci sulla genesi dell’idea (circoscrivendo il problema e smembrando in parti più piccole); sospendere il giudizio (nostro e quello degli altri); attivare un approccio ludico (attribuire valore al gioco ed avere voglia di divertirsi).
Secondo il modello di Urban l’idea nasce dalla combinazione di conoscenze generali, conoscenze specifiche, dedizione al compito, motivazioni, apertura al’’esperienza, pensiero divergente.
A differenza del pensiero verticale (che presenta una sequenza cronologica e Logica e schemi rigidi e collaudati) il pensiero divergente o laterale (così definito per la prima volta da Del Bono) rifiuta schema predefinito accetta l’esplorazione anche su campi non codificati e mira a modificare concetti e percezioni.
La percezione va intesa come interpretazione, selezione ed elaborazione dei dati fisici e sensoriali in immagini mentali personali, viene influenzata da fattori culturali, di valore, di educazione e sociali, ed è soggiogata dalla nostra soggettività.
Attraverso i sensi  noi percepiamo la realtà di ciò che ci circonda. Quasi sempre privilegiamo un senso rispetto agli altri e dovremmo allenarci ad ascoltare anche gli altri quattro. Per essere creativi, infatti, è importante Essere consapevoli della fluidità delle percezioni e Avere la possibilità di percezioni multiple. Perché in una immagine circolare la percezione nutre l’esperienza che a sua volta influenza la percezione. Per ampliare la nostra percezione coinvolgiamo tutta la nostra conoscenza, utilizziamo tutti i sensi, osserviamo da angolazioni differenti.                                                                                                                                     E’ importante andare contro tutto quanto c’è di stereotipato quello che per comodità o pigrizia ha una forma uguale per tutta la collettività: chi guarda in superficie produce e vede stereotipi, ma chi osserva ricerca la forma e le sue molteplici rappresentazioni. Lo stereotipo nasce nella nostra testa, occhi pigri discriminano in maniera superficiale i particolari: osservare vuol dire cogliere i particolari, svelare la struttura ed entrare nella forma per poi manipolarla.                                                                                                                                                                     Anche per quanto riguarda l’arte ci sono dei preconcetti che vanno scardinati: oltre a talento, impulso e genialità in un artista c’è molta più tecnica di quanto immaginiamo. Fin dall’antichità regole ferree si tramandavano nelle botteghe, dove vigeva una forte gerarchia e resistevano metodi e colori severamente codificati. Tutti i movimenti e le innovazioni sono legate a fattori che vanno al di là delle soluzioni isolate e geniali che possono folgorare una singola persona. Li possiamo, infatti ricondurre a cambiamenti socio politici, scoperte tecnico-scientifico-matematiche, fasi storiche. Molti artisti usano vere tecniche di creatività come la variazione sul tema (Hokusai ), mettere in discussione l’ovvio (Boccioni) , guardare da altri punti di vista (Picasso ), non lavorare per compartimenti separati (Escher ). Noi, come artisti, dobbiamo abbandonarci alle esperienze sensoriali, alla sperimentazione, alla dedizione al compito, alle tecniche diverse e soprattutto alla curiosità. Ora: vi immaginate ad applicare tutto questo fin dall’infanzia?