L’ospite di questo mese è Katia Madio e ci regala l’esperienza del suo progetto di Arte con persone affette dalla Sindrome di Down a Matera, capitale della Cultura 2019. Un percorso didattico durato due mesi che ha coinvolto ragazzi, le loro famiglie, un intero territorio e un artista come Carlo Levi. Un lavoro corale che ha portato dei grandi risultati. Leggere per credere!
Nello spazio predisposto presso l’Associazione Italiana Persone Down di Matera, denominato Laboratorio piccoli artisti, è stato promosso nel lontano 2008, quando Matera non era ancora Capitale della Cultura, il progetto Carlo Levi e i Sassi di Matera. L’attività mirava a realizzare un progetto altamente scientifico e d’importanza culturale la cui validità è stata comprovata dall’ammissibilità ai finanziamenti stanziati dal CSV di Basilicata. Il progetto di didattica museale: “Carlo Levi e i sassi di Matera” era rivolto essenzialmente a persone affette da Sindrome di Down ed è sfociato in una serata-evento durante la quale sono stati mostrati gli elaborati dei ragazzi. Per il suo carattere altamente scientifico il progetto oltre ad accedere al finanziamento è conservato presso l’archivio della Fondazione Carlo Levi di Roma.
Durante lo svolgersi del progetto ho cercato di ricreare un ambiente altamente stimolante, gratificante e rassicurante perché, come afferma il pedagogista Francesco De Bartelomeis, “il bambino, in questo caso il ragazzo, non è spontaneamente spontaneo; lo è invece condizionatamente, ossia in situazioni favorevoli in fatto di stimoli, di guida, di materiali e quando questo, riesca a determinare in lui una franca accettazione della via espressiva con i problemi di rappresentazione che essa comporta”.
Il progetto nasceva dal desiderio di educare i ragazzi alla conoscenza del luogo in cui vivevano, per meglio valorizzare gli elementi che lo caratterizzavano e rispettarli. La scelta di Carlo Levi, le cui opere sono presenti nella collezione permanente di Palazzo Lanfranchi, è stata motivata dal fatto che, grazie al suo rapporto sempre vivo con gli abitanti e il territorio, l’artista è diventato il simbolo costitutivo dell’identità lucana. A questo piemontese venuto da lontano va infatti il merito di aver rivalutato una terra dal paesaggio così “serio e grave” e di aver considerato i Sassi, come egli stesso affermava, “non di minore importanza delle cose più celebrate nel mondo e in Europa” e di aver sottolineato come “il problema Sassi doveva essere considerato fuori dell’ambiente degli interessi cittadini, e neanche provinciali e regionali ma un problema di carattere universale. Si tratta”, prosegue Levi, “di difendere, tutelare un valore grandissimo e unico nella storia urbanistica, dell’architettura, della civiltà contadina, non solo, della civiltà del mondo”.
Effettuare esperienze attive di riproduzione delle sue opere è stato un modo creativo, ricreativo e ludico di accompagnare i ragazzi a piccoli passi verso la sua arte, affinché se ne potessero avvicinare con curiosità per poi innamorarsene. Il progetto didattico è stato inoltre finalizzato alla divulgazione dell’arte contemporanea attraverso un approccio stimolante e formativo, studiato per avvicinare diverse fasce di pubblico (adulti, ragazzi e bambini diversamente abili) a questo periodo della storia dell’arte, visto spesso con diffidenza.
L’approccio è stato di tipo conoscitivo, per esprimere la capacità di entrare nel mondo degli altri e la disponibilità a un incontro con l’altro. La coesistenza all’interno del gruppo di ragazzi con abilità diverse è stato arricchente e ha avviato, all’interno dei normali scambi interattivi, processi di scoperta, conoscenza, comprensione e contrapposizione. L’integrazione è stata favorita con ogni mezzo, al fine di rispondere a specifici bisogni relazionali e di svilupparne e rafforzarne le capacità individuali. I ragazzi sono stati aiutati a esprimersi e a comunicare attraverso nuovi linguaggi fatti di forme, linee e superfici; il tutto per sentirsi artisti almeno per un giorno, scoprendo i meccanismi segreti che portano alla creazione di uno stile personale, provando a sentire le problematiche e le tensioni del fare artistico. Solo così è stato possibile imparare a creare senza porre limiti alla fantasia, conducendo il ragazzo in un viaggio ideale alla scoperta del pianeta arte.
Il percorso didattico ha avuto una durata di circa due mesi e si è avvalso della collaborazione delle famiglie che, con entusiasmo, hanno contribuito alla realizzazione del progetto stesso. Il tutto ha avuto inizio con la visita alla Casa-Grotta, antica abitazione tipicamente arredata con mobili e attrezzi d’epoca, per meglio comprendere usi e costumi degli abitanti degli antichi rioni e per avere un’idea precisa di com’era organizzata la vita familiare in molte case dei Sassi; per poi continuare con la conoscenza diretta delle opere di Carlo Levi esposte a Palazzo Lanfranchi e concludersi con gli elaborati realizzati dai ragazzi.
Durante la serata-evento del 20 aprile 2008 sono stati presentate le opere dei piccoli artisti. Si è colta infine l’occasione per consegnare gli attestati Tavolozza d’oro ai giovani protagonisti della serata ed è seguito un dibattito tra i volontari delle Associazioni Liberalia e Aipd, mirato a favorire la promozione e la diffusione della cultura, ad approfondire il dialogo e il confronto di strategie da utilizzare, nella consapevolezza che le generazioni future sono da considerare “custodi dell’identità etnica”. A queste è affidato, infatti, il compito di tenere vive le proprie radici e le proprie tradizioni ancestrali, che costituiscono il patrimonio dell’intera umanità.