L’#OspiteDAB di luglio ci guida nel magico mondo del restauro. Silvia Checchi e Federica Di Cosimo, specializzate rispettivamente in restauro di tessuti e filati e in sculture di legno dipinte, hanno portato nella scuola primaria un progetto pilota di grande valore educativo. L’obiettivo da cui parte, l’accoglienza che riceve, le modalità laboratoriali, il riscontro dei bambini. Conoscere questo progetto didattico e leggerne il racconto dalla voce di chi lo ha progettato e realizzato è stato fonte di grande riflessione e ispirazione. Da sempre sono convinta che del nostro Patrimonio vadano mostrati i molteplici aspetti che lo interessano. ‘Il restauro va a scuola’ è un esempio di come sia possibile e funzionale parlare di valorizzazione e conservazione del Patrimonio culturale a bambini e bambine. Interessando, incuriosendo, emozionando.
“Il restauro va a scuola” è un progetto pilota diretto gli alunni della scuola primaria, che abbiamo immaginato e realizzato nell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR), dove lavoriamo come restauratrici. Ci siamo rivolte ai giovanissimi con la convinzione che non sia mai troppo presto per parlare del valore del patrimonio culturale e della sua conservazione: un progetto ambizioso e complesso che sostanzialmente nasceva dal nulla ed era una grande pagina bianca. L’obiettivo primario del corso/laboratorio ci era chiaro dall’inizio: offrire un’occasione per sviluppare precocemente il senso di familiarità e attaccamento ai beni culturali, mediante la conoscenza dell’ambito insolito – e anche per questo potenzialmente affascinante – in cui operiamo noi restauratori e le altre figure che partecipano all’equipe. Stimolando l’interesse verso il nostro patrimonio, speriamo che gli adulti di domani siano rispettosi e attenti anche all’aspetto della sua conservazione e della sua trasmissione al futuro.
La genesi
Avere una idea, anche se potenzialmente buona, non è ovviamente che l’inizio. Procedere dalla teoria alla pratica è stato un cammino non privo di ostacoli. Alla base del progetto, che ha richiesto quasi un anno di preparazione, dobbiamo mettere la grande armonia con cui abbiamo affrontato tutte le fasi: fiducia reciproca, rispetto dell’opinione dell’altra, tranquillità nella delega, sono stati i sentimenti che hanno reso tutto fattibile.
Con questi presupposti, il 10 febbraio 2016 le tematiche del restauro hanno varcato per la prima volta i cancelli di una scuola primaria della capitale, coinvolgendo due classi quarte dell’IC Piazza Damiano Sauli, storica scuola del quartiere romano di Garbatella.
Il progetto
Durante cinque incontri (di cui uno speciale si è svolto all’interno dell’ISCR) i bambini hanno fatto un graduale percorso di avvicinamento alle tematiche che interessano i beni culturali, in un modo semplificato ma mai banale. Ciascuna lezione ha previsto una parte di spiegazione (intercalata da più momenti di interazione con domande e risposte), la visione di spezzoni di cartoni animati e di film offrissero emozioni e spunti di discussione, il tutto condito con una consistente parte di attività pratica e di esercizio “critico”, che hanno pungolato le innate facoltà di osservazione dei giovanissimi. Abbiamo proposto diverse attività di gruppo o individuali, architettate per fissare i concetti principali sviluppati nella giornata (che alla fine prevedeva anche la compilazione di un rapportino dei lavori). Altro dettaglio, di cui andiamo molto fiere, è l’opuscolo che ha accompagnato le lezioni, nel quale è confluito – dopo attente riflessioni e revisioni – il materiale didattico che avevamo via via predisposto.
Nell’occasione della visita ai laboratori dell’ISCR, sempre ricchi di manufatti estremamente vari, abbiamo cercato di guardare ogni cosa con occhi nuovi: dipinti, statue, vasi in pezzi, tessuti a brandelli, frammenti di muri… oggetti illuminati da fasci di luce, attorniati da operatori in camice bianco che osservano attraverso lenti e microscopi… impacchi misteriosi applicati da persone nascoste da maschere… grandi proboscidi rumorose… riflessi d’oro…
Ecco, abbiamo presentato un mondo capace di suscitare curiosità e stupore, cercando di superare il preconcetto secondo il quale i ragazzi di oggi sono superficiali, vanno di fretta e sono troppo appassionati di tecnologia e videogames per interessarsi alle opere del passato!
Le aspettative
Perché mai affrontare un target di utenti (ragazzini e ragazzine di 9-10 anni) tanto particolare? Come mai un istituto di formazione paragonabile ad un’Università, abituato a dialogare con adulti iperspecializzati, azzarda una esperienza totalmente nuova su un terreno potenzialmente insidioso come quello dei bambini?
Indubbiamente una scintilla c’è stata, ed è partita dall’incremento della percezione di degrado. Quando il degrado si diffonde, diventa quasi subliminale il messaggio negativo che si può percepire. È sembrato dunque urgente e possibile cominciare a proporre una diversa visione, una sorta di “vaccinazione” contro le brutture (la bellezza salverà il mondo, no?).
Il riscontro
La prima risposta entusiastica l’abbiamo avuta dalle maestre e anche dai genitori, che abbiamo voluto coinvolgere prima ancora di cominciare. Quello che ci ha definitivamente entusiasmato è stato l’atteggiamento dei bambini, conquistati passo dopo passo in un crescendo di interesse e in uno sviluppo nella comprensione dei fenomeni che è andato in molti casi ben oltre le nostre aspettative. Degrado, reversibilità, riconoscibilità, indagini scientifiche, progettazione sono progressivamente diventati argomenti familiari.
La lettura dei rapportini (uno dei nostri momenti di feedback) è illuminante! Lavinia ha scritto: “Ci si diverte molto, mi hanno incuriosito molto le macchine strane, è stata un’esperienza MEMORABILE NEI SECOLI*. E con l’asterisco è stata aggiunto in carattere più piccolo “*FORSE TROPPO”, Elena avrebbe rifatto il corso mille volte, Elisa si è emozionata, per Matteo è stato tutto strafico e l’ISCR è il posto più bello del mondo, e così via.
Gli sviluppi
Quello che è stato proposto e realizzato era a tutti gli effetti un corso pilota, un esperimento in base al quale capire se “Il restauro va a scuola” delineasse un percorso fattibile e, soprattutto, utile. Dopo il corso principale abbiamo sperimentato un approfondimento nel successivo anno scolastico, affiancate dalle colleghe Costanza Longo e Manuela Zarbà. Con grande soddisfazione abbiamo potuto constatare che a distanza di un anno il feeling non si era affatto interrotto e tutto ciò che avevamo affrontato era ancora assolutamente chiaro nelle loro menti!
Anche la seconda edizione, appena ultimata con due classi quarte dell’IC Regina Margherita di Roma, ha avuto la stessa calorosa partecipazione e lo stesso positivo riscontro, tanto da stimolarci sempre più a continuare su questa strada.