Quelle che seguono sono riflessioni che ho deciso di palesare in un documento che è un misto tra una lettera aperta, a chi poco comprende l’essenza di questo blog, e un manifesto programmatico. Vi racconto come mi comporto on e off line e vi spiego perché. Naturalmente non è una medicina. Dunque non è obbligo leggere. Non lo è mai.
Condivido perché cresco!
Se chiudo gli occhi non vuole dire che quello che mi sta intorno scompare.
Condivido quello che riesco a trovare, o che mi viene segnalato, solo se mi sembra appropriato e utile al mio lavoro, alla mia pagina, alle persone che mi seguono. Condivido laboratori di altre associazioni o formazione didattica di altri enti, anche se io stessa progetto e conduco laboratori o organizzo incontri formativi sulla Didattica dell’arte. A qualcuno sembra strano, lo so. Ma è leggendo, partecipando e confrontandomi che trovo nutrimento per crescere. Condivido con grande tranquillità anche il mio materiale didattico (laboratori, foto, progetti) a chi me ne faccia richiesta. Non mi sento ridimensionata e non tolgo niente a nessuno: ciascuno conserva la propria identità.
Invito perché Imparo!
Se mi tappo le orecchie non vuol dire che intorno a me si smetta di parlare.
Ospito nel mio blog altre realtà (operatori, scuole, associazioni, musei) a raccontare esperienze sull’arte per i bambini, anche se è il mio mestiere. A taluni suona curioso, lo so. Ma credo nella pluralità di voci. Credo che esistano infiniti modi per declinare uno stesso tema, concetto o laboratorio. La stessa storia letta da due persone diverse darà emozioni differenti, perché ciascun lettore proporrà toni, accenti e enfasi a seconda della propria sensibilità.
Faccio rete perché conta!
Se tengo la porta chiusa, non vuol dire che la vita fuori si blocchi.
Tutti i messaggi e i contatti, attraverso i social, o le mail che ricevo dò sempre una risposta. Leggo tutto e rispondo singolarmente a ciascuno. Anche se a volte impiego del tempo, per via del lavoro ‘sul campo’. Chiunque mi scriva sa di poter ricevere una risposta certa. In diversi casi, che aumentano compatibilmente con l’organizzazione di impegni e date, ho avuto modo di dare un volto ai contatti virtuali. Arricchendomi nuovamente dal punto di vista personale e professionale.
Evito il veleno perché non paga!
Se denigro gli altri non vuol dire che il mio valore aumenti.
Nelle discussioni, nei commenti, non mi abbandono a considerazioni velenose o a insulti. Ho la mia opinione e la esprimo nei limiti della buona educazione. L’arroganza e la violenza verbale sono fastidiose e volgari, oltre che assolutamente inutili sul piano contenutistico. Anche se questo vuol dire non avere improvvise impennate di Likes sulla pagina. Non alimentare sterili polemiche è una scelta. Preferisco ‘spendere’ lo stesso tempo in discorsi costruttivi. Anche il dissenso deve essere affermazione di sé, non essere mera contraddizione per ricercare facili consensi. Trovo che abbiamo più bisogno di comunicare su atteggiamenti positivi, che perdermi in forvianti questioni e giochini puramente di marketing.
L’importante sono i bambini e le bambine
Al di la delle dinamiche della comunicazione globale, del posizionamento sul mercato, delle etichette che inevitabilmente vengono affibbiate al tuo operato, ci sono i bambini e le bambine e il lavoro che viene fatto con loro. Per qualcuno è secondario. Per me è un aspetto fondamentale! Per me è l’elemento che sostanzia questo blog: scrivo perché faccio, non faccio perché voglio scrivere. Condivido con i bambini, gli adulti e i ragazzi con cui lavoro impressioni, perplessità, dubbi domande, sensazioni. Ospito le opinioni di tutti e creo momenti di restituzione di uno stesso lavoro, perché si raccontino il percorso che li ha portati ad una determinata realizzazione artistica. Con grande attenzione ascoltano i compagni e con grande entusiasmo hanno voglia di spiegare. Costruisco reti tra persone e connessioni tra contenuti, perché aiuta a leggere globalmente gli argomenti trattati, amplifica le scoperte, aumenta le relazioni. Bado a come mi pongo verso gli altri, perché una comunicazione diretta ed empatica crea un clima migliore per l’espressione di sé e per l’apprendimento.
Concludendo
Questo è il mio lavoro. Non è volontariato. Nemmeno una missione. Come tutti opero le mie scelte e mi prendo le mie responsabilità. Commetto tanti sbagli, ma cerco di limitare gli errori. Quando ero piccola e qualcuno mi trattava male, mi perdevo in tanti pensieri. Mi domandavo i perché, i per come , se potevo modificare qualcosa in me nell’ansia di ‘riconquistare’. Oggi sono abbastanza grande da relativizzare contesti e situazioni. Alcune cose sono necessarie. Altre no. Non si può (né deve) piacere a tutti. Me ne farò una ragione. Abbastanza adulta per dichiararlo. Qualcuno se ne farà una ragione. @LeontinaDAB