Dell’articolo di Rita Ceresoli, ospite del mese di marzo, mi ha fatto riflettere su 3 punti in particolare: come nasce una collaborazione; l’importanza dei nomi; l’approccio interdisciplinare. Di riflessione in riflessione vi dico perché non fa bene accettare caramelle (= Laboratori) dagli sconosciuti (= Incompetenti)!
Rita ci ha raccontato la genesi di Didà Labò con grande immediatezza e calore: nasce in un ambito privato, ovvero nella camera di due sorelle che condividono dubbi e scoperte delle loro rispettive passioni (poi professioni). Sembra nata per caso, ma in realtà è frutto del clima di scambio e di confronto che svela opportunità e traccia possibili strade con possibili direzioni da seguire.
L’idea di iniziare un’avventura soffermandosi sulla scelta del nome che fosse una formula magica, che parlasse al fantastico e mi ha divertita! Dò sempre tantissima importanza ai nomi: ai nomi dei bambini, ai nomi dei progetti, ai nomi dei laboratori. Sono identificativi. Sono parte integrante del lavoro, non una cosa secondaria su cui possiamo sorvolare. I titoli sono simbolici, evocativi, funzionali. Lasciano intravedere il percorso fatto, il proprio punto di vista e il fine cui si tende. Il dedicarsi alla scelta giocando sulle preposizioni, sull’ordine delle parole e sul conseguente significato, per me è sinonimo di grande attenzione, che sono portata a credere si riversa sulle attività.
Infine emerge la condivisione dell’approccio interdisciplinare: l’arte ai bambini si passa meglio se siamo un gruppo di persone che lavorano per un unico obiettivo rimanendo però fedeli alle proprie caratteristiche professionali. Non uniformare i saperi, ma differenziare gli orientamenti per mostrare i punti di vista da cui è possibile osservare un’opera d’arte, conoscere un artista, analizzare un movimento, scoprire una tecnica!
Sono convinta che il buon giorno si veda dal mattino. Sono convinta che sia possibile avere il sentore di quello che possiamo o non possiamo aspettarci da un laboratorio. Dipende da diversi elementi, prima durante e dopo lo svolgimento! Al di là dello slogan pubblicitario, al di là del luogo in cui viene fatto, esistono piccoli indicatori per una sommaria pre-valutazione dell’attività proposta , prima di parteciparvi. Impatto che può essere o meno smentito durante lo svolgimento, che può essere più o meno consolidato dopo la fruizione. Per esempio da come viene:
– Descritta (prima)
– Pubblicizzata (prima)
– Organizzata (durante)
– Vissuta (durante)
– Percepita (dopo)
– Ricordata (dopo)
Fondamentale è l’apporto dell’operatore che veicola il messaggio. Un laboratorio può prendere anche una strada diversa da quella progettata e rimanere, qualitativamente, di alto livello. Mentre può svolgersi per filo e per segno rispetto a come lo si era immaginato e rimanere di basso profilo.
L’improvvisazione che raccoglie uno stimolo spontaneo, emerso durante un incontro con i bambini, è l’improvvisazione figlia della competenza. Quella che ti fa eseguire rapidi ragionamenti, che ti fa cogliere al balzo una frase, una parola e un commento che si trasforma in nuovo collegamento ad altre logiche! Che si traduce in una nuova informazione lanciata nel contesto che attiva nuove interconnessioni. Un sasso lanciato nello stagno, come diceva Rodari. L’improvvisazione dovuta al disagio di non riuscire a gestire una domanda, un imprevisto o un inconveniente dà la misura dell’intera attività. Non perché non si possano commettere sbagli : attenzione! Ma perché anche l’errore svela e racconta quello che non si vede del metodo di lavoro, dell’approccio adottato, della preparazione posseduta.
L’attenzione al dettaglio, poi, è l’ago della bilancia. Verso i partecipanti, ma anche verso chi li accompagna. Verso il tema scelto per il laboratorio, ma anche gli argomenti correlati. Verso l’attività manuale, ma anche i supporti informatici o video. L’esperienza indoor o outdoor. Non deve essere selezionato tutto insieme, ma va opportunamente, progettato il nostro intervento partendo dagli obiettivi generali e dal target di riferimento. Molti credono che si possa improvvisare con i bambini. Ed è vero! Solo se si è competenti però. Altrimenti si rischia grosso, in termini di impatto, di efficacia o di gradimento. Come in tutti gli altri campi.