Il weekend del 2 e 3 aprile sono stata a Città di Castello per la Prima giornata di Studi della Didattica del Contemporaneo organizzata dall’ Associazione Artea, nelle persone di Fabiana Giulietti e Emanuela Pantalla, insieme al personale, segreteria e staff tecnico di indubbia professionalità. Ho conosciuto Fabiana e Emanuela, le promotrici dell’evento, sul web. Affascinata dalla loro ricerca di didattica su Burri, le ho invitate ad essere #OspitiDAB nel marzo del 2015 (anno in cui si è festeggiato il centenario della sua nascita di Burri). Seguendo e apprezzando il loro lavoro ho poi saputo che organizzavano una giornata di studi interamente dedicata alla didattica del contemporaneo. Ho letto il programma e deciso di prendervi parte. L’incontro prevedeva due momenti formativi differenti e complementari: Atelier e conferenza. Qui tutte le foto. Ecco come l’ho vissuto io.
Atelier creativi
Il sabato pomeriggio abbiamo partecipato all’apertura dei lavori e subito ci siamo tuffati in un’attività pratica. Dopo aver scelto riproduzioni di opere selezionate, ci siamo spostati in un’ala dell’Istituto Bufalini che ci ospitava e i circa 70 partecipanti sono stati divisa in 2 gruppi, ognuno dei quali ha approfondito un tema (Land Art o Segno Ripetuto). In maniera informale Fabiana e Manuela hanno inquadrato l’argomento di riferimento dando indicazioni sugli obiettivi del Laboratorio. Dunque è partito il lavoro! Dove con materiali e strumenti familiari siamo stati chiamati ad esprimerci. Ciascuno ha potuto scegliere di lavorare in maniera individuale o collettiva. I due workshop si sono contaminati, compenetrando spazio, contenuti e significati. Alla fine nella StArt (stanza d’Arte) sono confluiti i lavori di ciascuno ed è emersa una narrazione unica, suggestiva e credibile. Che ha fuso, ma non sovrapposto, segno e materia.
Il convegno
Al convegno sono intervenute quattro istituzioni di primo piano del mondo museale del Contemporaneo, tutte presenti con i propri responsabili e referenti della sezione educativa e didattica, ad esclusione della Fondazione Albizzini, per cui ha presidiato il curatore della Collezione Burri. Sovvertendo l’ordine di intervento causa un impegno improvviso , il primo contributo è stato quello di Marta Marelli che ha raccontato il progetti per adolescenti del Museo MAXXI.
Partendo da informazioni analitiche @Marta_Morelli, Senior Heritage Educator del Museo MAXXI, ci ha condotti ad un’esplorazione emotiva ed empatica di tutti i progetti presentati. L’impostazione comunicativa è stata chiara e funzionale. Re–Cycle , Te la spiego io l’architettura contemporanea e Uno spot su Istanbul ci ha raccontato presupposti, organizzazione, gestione, esiti, ricadute su studenti, docenti e territorio. Illuminanti e divertenti sono stati i video i cui protagonisti indiscutibili sono stati i ragazzi. Molti spunti interessanti da rielaborare e altrettante riflessioni su cui meditare.
Chiara Sartanesi, curatore della collezione Burri della Fondazione Palazzo Albizzini, dopo averci esposto la sua idea di didattica, ci ha condotto nel mondo di Burri affrontando con puntualità l’approccio del Maestro al lavoro creativo, ai materiali esplorati e alla relazione delle opere con lo spazio museale. Il tutto attraverso un racconto e ricordi personali, molto coinvolgenti.
Dopo la pausa pranzo, e in orario perfetto, i lavori sono continuati con Carlo Tamanini del Museo MArt di Rovereto che è partito lasciando fare il primo passo alla platea. Ha distribuito nella sala delle citazioni su didattica, mediatori, educazione e ha chiesto l’opinione dei presenti. Poi ha mostrato l’ultimo libro del Mart e presentato tre progetti per alunni delle diverse fasce d’età: Contatto, Arte Dolce Casa, Esercizi di estetica. Interessante l’accenno alla collaborazione che il Mart ha con il Cimec al quale ha commissionato degli studi. Infine ha invitato tutti il 25maggio per la presentazione dell’ultimo libro di Marco Dallari.
Ha concluso la Giornata di Studi @MarinaVinto, del Museo Madre di Napoli. A lei il compito di illustrarci la filosofia del giovane Museo Partenopeo con vocazione social e di come l’offerta didattica è plasmata sulle esigenze del pubblico. Raccontando ‘Performare il Museo’ ha ben delineato la contraddittorietà e la complessità di una città come Napoli in cui innovazione e tradizione sono continuamente compenetrate l’una nell’altra. Poi ci ha presentato progetti come Giallo Natale, che è arrivato nelle piazze, Performare la scuola, Scuola@Madre.
Non solo didattica
Il weekend è stato interessato anche da CaLibro, il festival di letture, iniziato giovedì 31 marzo, ricco di appuntamenti che ha coinvolto l’intera città attirando pubblico di ogni genere. Ovviamente, come spesso mi capita in queste occasioni, vivere così intensamente il programma di studio, lascia poco tempo per passeggiare nella città. Tuttavia sabato pomeriggio finito l’atelier, insieme a Fabiana Emanuela e Anna, dell’associazione Artea, siamo riusciti ad assistere a Libri in fuga, una performance di lettura, eseguita da bravi lettori e ci scommetto qualche attore. All’interno del palazzo storico Bufalini lo spettatore si trova ad attraversare un accampamento profughi (ricostruito con ogni desolante particolare), e accompagnato attraverso storie di fuggitivi e racconti di paesi lontani di grande valore! Lo scenario dal forte impatto mi ha suscitato sentimenti contrastanti. Una riflessione ben riuscita su temi attuali e dolorosi, fatta attraverso la forza di storie per bambini. Una bella passeggiata anche serale nel centro storico , mi ha mostrato un paese vivace. Per il resto ho avuto modo di visitare qualche chiesa aperta, ma non ho visto i Musei di Burri , chiusi negli orari in cui ero libera dal Convegno. Un pretesto per ritornare.
Cosa mi porto a casa da questa esperienza.
– La consapevolezza -rafforzata- che solo un lavoro costante e coerente porta a risultati significativi. Affluenza di pubblico elevata, in entrambe le giornate. La partecipazione del territorio di Città di Castello e dell’interland umbro mi ha stupito. Una partecipazioni di docenti, operatori e mediatori di massa. Un uditorio consapevole e centrato.
– La certezza della necessità di spazi di dibattito in cui parlare fuori le righe. Non solo su quello che è bene fare, ma su le nostre reticenze, i dubbi, le perplessità rispetto a quello che è bene fare. Coltivare il senso critico, ricercare il contraddittorio dialettico che poi determina un approccio didattico personale e funzionale. E questo non si ottiene solo leggendo libri, analizzando ricerche o ascoltando gli esperti. Molto di più concedendosi tempo per confrontarsi in maniera franca e costruttiva.
– Lo stupore di nuovi incontri, nuovi luoghi, nuove opportunità. L’alchimia che si attiva mettendosi in connessione con persone e clima che un evento riesce ad evocare. La possibilità di dare un volto ai contatti che partono dal web e poi diventano relazioni personali. La didattica come legante umano oltre che culturale. La riappropriazione di una dimensione sociale dell’educazione e non solo ‘tecnica’.
– Una sensazione di speranza. Quella che persone appassionate e competenti, in qualunque ambito siano, collaborando e confrontandosi possano davvero incidere dinamiche culturali di questo Paese. Che troppe volte dimentica o rinnega il proprio naturale destino.