Francesca De Gottardo è la creatrice di #svegliamuseo e Junior Social Media Manager e Digital PR. Lavora in un ambito di cui faccio fatica ad avere le chiavi, ma a cui riconosco una vitale importanza anche in campo culturale. Mi sono imbattuta per caso nella pagina Facebook di Svegliamuseo, durante la mia ricerca continua di attività e progetti legati ai beni culturali. Ho chiesto di poter entrare nel gruppo e da allora seguo con estremo interesse ogni post e proposta. Non ci conosciamo di persona, ma di Francesca, e di tutto lo staff, apprezzo la fresca gestione del gruppo, l’entusiasmo e l’apertura verso persone e situazioni nuove.
Il progetto di #svegliamuseo è nato quasi per caso durante la scorsa estate, quando stavo mappando le istituzioni culturali del Triveneto presenti su Facebook per l’agenzia per cui lavoro. Man mano che procedevo nella ricerca, mi accorgevo sempre di più che molte realtà importantissime sul territorio – il mio territorio, per altro – erano davvero poco visibili online e utilizzavano siti internet antiquati e profili Facebook spesso personali e non aggiornati. Se provavo ad allargare la ricerca al resto d’Italia, i risultati non erano purtroppo molto più incoraggianti. Ormai incuriosita, ho cominciato a cercare materiali sull’utilizzo dei social da parte dei musei nel resto del mondo e a trovare una serie di esempi interessantissimi e fantasiosi, anche da parte di realtà molto meno grandi di quello che ci si può immaginare.
Il fatto che ci fosse una differenza così notevole tra l’Italia e l’estero mi ha molto colpita, soprattutto considerando che esiste anche un grande divario all’interno dei musei italiani stessi, con alcune piccole realtà che stupiscono per inventiva e “grandi assenti” che non si riesce proprio a capire perché si comunichino così male online.
Ci ho ragionato su. Ho messo insieme qualche slide con gli esempi macroscopici e ho proposto l’idea ai miei colleghi dell’agenzia per un consiglio: secondo voi funziona? A loro va il merito di avermi dato il primo via libera e di aver riassunto i tanti concetti che avevo in testa in un unico hashtag d’effetto: #svegliamuseo! Mi sono messa all’opera. Per prima cosa, nel mio modo di vedere le cose, era necessario costruire una squadra perché da soli, soprattutto nel mondo della cultura, non si andrà mai troppo lontano.
Ho chiamato Aurora, amica dai tempi dell’Università e appena rientrata dall’esperienza di un anno di internship al Getty Museum di Los Angeles. Le ho chiesto se un progetto sui musei e la comunicazione online le poteva interessare e il team di base era formato. Dopo neanche un mese, dagli Stati Uniti l’entusiasmo di Federica per il progetto che permeava ogni sua condivisione su Facebook ci ha contagiate del tutto e il terzo membro si è unito alla squadra: #svegliamuseo è così diventato un trio di giovani donne appassionate, con tanto di chat sempre più fitta di idee (e di emoticon) e un numero considerevole di telefonate via cellulare e Skype per dividerci il lavoro anche Oltreoceano.
Ho comprato un dominio e impostato con WordPress il sito, ci siamo organizzate gli argomenti e abbiamo iniziato a pubblicare dei blogpost che analizzavano la situazione dei musei online.
In pochissimo tempo, qualcosa ha iniziato a muoversi. Le persone mi scrivevano su Twitter o su Facebook con entusiasmo e la frase utilizzata più spesso era “dobbiamo assolutamente parlare”. Così è nato il gruppo su Facebook, sempre seguendo il principio, in cui credo fortemente, che tre teste sono meglio di una e 100 teste sono meglio di tre. Oggi siamo più di 600 persone e il risultato è emozionante: professionisti della comunicazione, dipendenti museali e semplici appassionati che si confrontano tra loro nel rispetto reciproco e – soprattutto – nella convinzione condivisa che sia possibile cambiare le cose. La community di #svegliamuseo è davvero la mia soddisfazione più grande e conferma la mia convinzione che le persone siano la chiave per riuscire a fare la differenza.
L’hashtag ha cominciato a diffondersi online, fino a raggiungere le orecchie del Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, il quale ha condiviso #svegliamuseo in un fortunato giorno di novembre, cambiando le sorti del progetto per sempre. Da quel momento, infatti, in molti ci hanno scritto per informarsi, per complimentarsi, per proporci una collaborazione o per scrivere di noi. Improvvisamente, quello che era nato come progetto volontario e sperimentale è diventato un progetto conosciuto a livello nazionale: che responsabilità!
Nonostante le forze scarse e il raddoppiarsi delle cose da fare, abbiamo fatto del nostro meglio per mantenere le promesse e portare avanti la mission che ci eravamo proposte. Aurora è riuscita a mettersi in contatto con un buon numero di musei stranieri e a ottenere la loro adesione al progetto, mentre io cercavo di fare lo stesso con i musei italiani. Sul fronte nostrano, l’approccio è stato duplice: da una parte, la richiesta di interviste ai musei “già svegli” che si comunicano molto bene online; dall’altra, l’apertura di una call for voluteers ai musei che volessero essere “svegliati” dai colleghi stranieri.
Coordinare il tutto non è stato semplice, ma ad oggi abbiamo una scheda pubblicata, quella del Museo del Prado di Madrid, e molte altre in arrivo (ahimè, le tempistiche di risposta dei musei stranieri si sono rivelate più lunghe del previsto). Ci scriveranno lo Smithsonian di Washington, il Getty Museum e il MOCA di Los Angeles, il Victoria & Albert e l’Horniman di Londra e l’MIA di Minneapolis, mentre siamo in contatto con altre realtà davvero interessanti che speriamo accettino di collaborare.
Le domande che abbiamo scelto di fare sono diverse e pensate appositamente per ogni specifico museo, ma in tutte il comune denominatore è l’utilità per i musei italiani. Abbiamo chiesto alla community quali fossero le cose che volevano sapere e abbiamo integrato le loro domande con alcune nostre più tecniche sui social media.
Ma la cosa più importante è che a ogni museo straniero abbiamo chiesto l’analisi della comunicazione online di un museo italiano volontario, accompagnata dalla domanda “Se domani venissi assunto da questo museo, quali sarebbero le prime mosse che metteresti in pratica a costo zero?”. Ogni responsabile della comunicazione online di un museo straniero deve anche fornire una serie di esempi di buone pratiche sui social media che ritengono applicabili universalmente e con il minimo investimento in denaro.
Le mie interviste ai best case italiani vanno nella stessa direzione: chiedere ai responsabili come sono organizzati nel loro lavoro quotidiano, che tipo di investimento richiede una politica di comunicazione online, quali competenze è necessario avere, quali strategie mettono in pratica per i diversi social, e così via. Ho già parlato con il MUSE di Trento e con il Mart di Rovereto, nelle prossime settimane pubblicherò la Triennale e il Museo Leonardo Da Vinci di Milano.
L’obiettivo di #svegliamuseo è quindi molto chiaro: mettere insieme le pratiche di comunicazione online dei “migliori” musei al mondo e in Italia, in modo da dedurne un vademecum finale al quale le istituzioni italiane possano ispirarsi.
Abbiamo in progetto una pubblicazione dei risultati, nella forma di un e-book che sarà scaricabile gratuitamente dal sito e che speriamo possa diventare un testo di riferimento per i musei che vogliono migliorare la propria comunicazione attraverso i social network e il proprio sito internet. Sono molto felice di essere riuscita a mettere insieme una bella squadra per questo progetto collaterale: sono tutti ragazzi giovani, con una formazione in ambito artistico/archeologico e molta voglia di cambiare le cose. Speriamo di riuscirci!
Per riuscire a gestire tutto nel migliore dei modi abbiamo da poco accolto a bordo un nuovo membro, Alessandro, specialista di web editing e storytelling, il quale è a tutti gli effetti il “beato tra le donne” della situazione e partecipa a tutte le riunioni online subendosi pazientemente anche le nostre divagazioni femminili. Con il suo aiuto completeremo le interviste ai musei stranieri e ci dirigeremo insieme verso chissà quali altri obiettivi.
La mia testa in certi momenti è infatti tutto un ribollire di idee e sono felice di sapere che esistono nel mondo persone che condividono queste idee e sono pronte e buttarsi e rischiare per realizzarle! L’esperienza di #svegliamuseo mi ha dimostrato che l’idea giusta al momento giusto può anche cambiarti la vita, e che se trovi le persone giuste con cui condividerla è ancora meglio.
Il mio consiglio ai lettori di Didattica dell’Arte per i Bambini è quindi proprio questo: buttatevi, provate, rischiate, condividete, parlate con le persone, se sbagliate riprovate, non smettete mai di credere nella vostra idea. Il nostro è un settore particolare ed è facile sentirsi ignorati e pensare “chi me lo fa fare?”, ma la famosa lotta contro i mulini a vento è ancora, secondo me, un’immagine di coraggio più che di ingenuità.