L’ospite di questo mese è Stefania Lai, un’artista incontrata sul web, i cui racconti mi hanno subito incuriosito. Da 20 anni si dedica all’arte e all’artigianato artistico. Da cinque anni realizza laboratori e attività creative con bambini, persone con diverse abilità e disabilità psichiche. Seguo il suo lavoro e le sue sperimentazioni stupendomi, ogni volta, dell’approccio emotivo, l’apporto tecnico e la voglia di contaminazione tra arte, quotidiano e natura! Di quanto la sua indagine sfoci continuamente da un ambito all’altro, come ci dimostra il racconto di questo progetto Wunderkammer: complesso ed essenziale. Che indaga uno spazio fisico ed emotivo enorme e piccolissimo. Potete seguire lei e la sua opera anche su Facebook.
Il progetto Wunderkammer: le meraviglie contenute nello spazio che io sono, è un laboratorio artistico che ha impegnato per sei lunedì pomeriggio i giovani scolari della terza, la quarta e la quinta classe, della scuola primaria di Elini , in Ogliastra.
Il progetto nasce dall’osservazione dei miei figli, un giovane di 14 anni ed una giovane di 9, e dal loro spontaneo entusiasmo di fronte alle immagini che ritraevano alcune Wunderkammern, contenute in un grosso libro arrivato in dono. Ad indurmi a proporre questo laboratorio è stata anche la constatazione che il racconto e la pratica relativi all’arte, sin dai primi anni di scuola siano assolutamente insufficienti alle curiose e spaziose menti dei piccoli. Mentre nelle scuole d’infanzia , il disegno , la pittura e la manipolazione di materiali diversi sono contemplati e favoriti quali strumenti per un virtuoso impiego del tempo nella libera espressione del bambino, via via col passare degli anni e con l’ascesa ai vari livelli scolastici, è sempre meno lo spazio dato alla creatività ed alle arti.
L’arte prende quindi le sembianze di una materia che non ci riguarda , difficile da capire, impossibile da praticare. E’ altro da noi, gli artisti, poi, agli occhi dei più, sono esseri dotati di grandi talenti, tecniche e capacità che non sentiamo di possedere né di poter acquisire facilmente. Ho sentito più volte l’espressione “non sono bravo/a a disegnare, non sono capace”. Considero estremamente importante invece avere uno sguardo benevolo e accogliente su ciò che il mio cuore ed il mio braccio danno, nell’esercizio delle arti, questo ho voluto portare all’interno del laboratorio come ingrediente fondamentale.
Tutti possiamo fare arte, tutti sappiamo immaginare, tutti abbiamo idee che possiamo tradurre, portar fuori, esprimere. Ognuno in maniera assolutamente personale , e questo è straordinario e interessante. La non uniformità della nostra personale espressione è auspicabile e suggestiva , un vero tesoro da valorizzare.
Il laboratorio parte da questo assunto e dal racconto di cosa fossero le Wunderkammern, che viene subito dopo la mia presentazione e quella di ognuno dei bambini. Diciamo il nostro nome e possiamo aggiungere qualche spontanea e facoltativa indicazione su ciò che ci meraviglia o semplicemente ci piace. Scriviamo i nomi dei “nostri” oggetti su una pergamena, in un secondo momento ne riparleremo e immagineremo come li avrebbero ordinati e catalogati i grandi collezionisti del passato.
Non è difficile catturare l’attenzione dei ragazzi su questo argomento. Per illustrarlo mi servo di una slideshow da me preparata appositamente per loro, con testi ridotti, caratteri diversi fra loro, grandi e colorati, immagini e foto scelte delle stanze strapiene degli oggetti più curiosi e in grado di suscitare quella meraviglia che ci tiene la mano, ci porta all’interno dell’argomento, ci ispira qualche interrogativo e ci conferisce una bella espressione di stupore. Un momento particolarmente gioioso è la lettura della poesia che sembra scritta per questa occasione, “Filastrocca della meraviglia” del poeta Bruno Tognolini.
Il nostro set non è la classe dove quotidianamente i ragazzi svolgono le loro attività di studi, abbiamo bisogno di voltare pagina, cambiare modus operandi: il gesto artistico e le stanze delle meraviglie ci richiedono più libertà di muoverci e discorrere , cambiamo spazio fisico per cambiare l’approccio a ciò che faremo. Così nella sala scelta i banchi sono stati tutti riuniti in una grande isola centrale ed hanno accolto le scatole in legno, più o meno simili nella dimensione, che ogni bambino ha portato da casa. Da adesso in poi si avvia la coloritura della stanza, la ricerca e la costruzione dei nostri oggetti del cuore, quelli che simboleggiano le nostre passioni, quelli che ci ricordano momenti felici, quelli dei quali amiamo le forme e i colori, quelli che ci piacciono e non sappiamo il perché.
Si discute e si racconta dell’uso e della provenienza e si stabilisce per essi a quale categoria sarebbero potuti appartenere fra gli animalia, artificialia, scientifica ed exotica. Ispirati dalle antiche Wunderkammern i giovani artisti usano spontaneamente il color oro su conchiglie e oggetti in genere, il rosso su rametti secchi per creare coralli estemporanei, appendono rettili di gomma al “ soffitto “ e allineano ciò che per loro è più prezioso come se avessero per le mani rare gemme. Sono sorprendenti e divertenti le soluzioni che essi scelgono per creare il proprio gabinetto delle curiosità, sorgono così giardini zen e città volanti, appaiono schieramenti di guerrieri e montagne di morbidi cuccioli. Il momento di maggiore esaltazione però si ha quando gli oggetti raccolti, modificati, creati cominciano a collocarsi nelle proprie stanze, quando cominciamo ad incollare, appoggiare, fissare, appendere. Allora il nostro mondo prende forma, le nostre piccole grandi stanze, che ci rispecchiano così direttamente ci appaiono proprio interessanti e il risultato, non c’è che dire, è una meraviglia.
Perché un laboratorio esperienziale dove “ mettiamo le mani in pasta e costruiamo?
Gli obiettivi sono quelli di far fare loro esperienza diretta dell’arte , come strumento di lettura, indagine e scoperta profonda di una realtà che a volte ci appare “superficiale” svelata , risaputa, confrontandosi col tema proposto, che può essere fatto proprio in quanto facilmente allacciabile al vissuto di ognuno. Ognuno di noi si meraviglia, ognuno di noi ha delle passioni. Tutto ciò prevede un lavoro personale attivo su un determinato problema, la creazione di percorsi cognitivi, la produzione di idee rispetto ad un determinato compito, la
considerazione di eventuali restrizioni o limiti . attivando la fantasia, l’atteggiamento di esplorazione e la curiosità. Lavorare intorno ad un argomento , e non relazionarsi ad esso solo con l’ascolto di una lezione frontale favorisce inoltre la memorizzazione di temi altrimenti estranei e complessi.
Perché prendere spunto dalle Wunderkammer e cosa sono le stanze delle meraviglie ?
Il laboratorio si ispira in partenza all’omonimo fenomeno, (dal tedesco Wunder, meraviglia e Kammer, stanza) che ha inizio nel 1500, pur con radici nel Medioevo, e si sviluppa soprattutto nel nord Europa fino a tutto il 1800, con alcune testimonianze importanti anche nel nostro nord Italia.
Siamo nel primo Rinascimento, adesso mentre le Gallerie conservano anticalia (oggetti antichi quali statue,quadri, epigrafi), si va affermando l’interesse di principi, nobili ed aristocratici nonché studiosi riguardo ai fenomeni naturali e la scienza .
Ciò favorisce la nascita di questi gabinetti delle curiosità, all’interno di residenze lussuose, che ospitano contemporaneamente una varietà di oggetti di bellezza, rarità e preziosità tali da destare meraviglia, stupore, fascinazione in chiunque si trovi a fruirne.
Simbolo di ricchezza e quindi di potere ma anche di smisurata passione le Wunderkammer erano luoghi suggestivi le cui pareti ospitavano scaffalature , una varietà di nicchie, cassetti, barattoli di vetro che organizzavano lo spazio perchè contenesse ordinatamente elementi di Naturalia, Artificialia, Scentifica, Exotica che ricostruivano tutto l’universo in una sola stanza.
Gli elementi che che la natura stessa forniva erano detti, con termine latino, Naturalia e potevano avere in sé qualcosa di eccezionale relativamente alla forma o alle dimensioni, come, ad esempio pesci o uccelli rari o sconosciuti, ortaggi o frutti di dimensioni superiori alla media, coralli, madrepore, conchiglie, scheletri antichi o più recenti, animali impagliati ed imbalsamati, fossili, resti umani, uova gigantesche, zanne di elefante. A questi oggetti venivano attribuite provenienze spesso fantastiche: il corno del narvalo era allora appartenuto al bianco unicorno e due o più scheletri diversi si univano per diventare la testimonianza della reale esistenza delle sirene.
Diversi ma ugualmente ambiti erano gli oggetti creati dalla mano dell’uomo, detti Artificialia, particolari per la loro originalità ed unicità, fatti con tecniche complicate o segrete e provenienti da ogni parte del mondo. Opere dell’ingegno dell’uomo che sfidava in tal modo madre natura erano gli Scentifica : orologi , calcolatori , automi e marchingegni animati da forze apparentemente misteriose . Da lontanissimo venivano gli Exotica, reperti archeologici di nuovi o altri mondi, manufatti zoomorfi, animali, minerali e piante mai visti prima.
Tutti rientravano a pieno titolo nella categoria dei mirabilia, ovvero suscitavano in ognuno la meraviglia.
Da questo imput partiamo , con l’aiuto di racconti e immagini che ritraggono le Wunderkammer come erano allora. Ricercheremo la meraviglia che ognuno porta dentro, semplicemente avventurandoci nell’espressione, non verbale, ma artistica, di noi stessi, misurandoci nel fare liberamente.
Le nostre isole meravigliose , arcipelago della classe e del mondo , saranno in contatto fra loro e dialogheranno mediante fili colorati ,che legheranno ogni elaborato ad un altro.
L’esito espositivo sarà la conclusione del nostro lavoro, permetterà di portare alla comunità l’ esperienza Wunderkammer ed a noi un feedback rispetto al lavoro fatto ed alle sensazione che esso suscita.