L’ospite di questo mese è Chiara Comella, un’operatore museale e artista. In seguito alla Mostra su Frida Kahlo a Roma ha iniziato un progetto ‘casalingo’ di tableaux vivants con dei risultati sorprendenti! Ho conosciuto Chiara sul web e di lei apprezzo l’ironia con cui legge le opere d’arte, il gioco delle parti e lo spirito con cui lavora. Non perdetevi il racconto di cosa è e come nasce Quadrissimo me!
Come nasce l’idea?
Sono Chiara Comella, nata a Roma e ho 31 anni.
Premetto che lavoro nei servizi aggiuntivi di un noto spazio espositivo romano e vivo quindi a contatto con opere d’arte tutti i giorni. Durante la mostra dedicata a Frida Kahlo, sono rimasta colpita dal numero di ragazze,giovani e meno giovani, che amavano indossare qualcosa che le avvicinasse allo stile di Frida; una forte personalità anticonformista, che si esprimeva anche attraverso abiti sgargianti, capelli acconciati con corone di fiori e pettinini senza dimenticare baffo e “monociglio”, una dichiarazione di personalità dove gli abiti sono stati strumento di espressione politica e di libertà di pensiero. Ma al di là dell’espressione dell’artista, mi colpiva come ancora oggi Frida appartenesse all’immaginario collettivo e di come riuscisse a raggiungere un pubblico vario; da qui è nata l’idea,un po’ per scherzo un po’ per curiosità, di indossare letteralmente i quadri di Frida.
Da dove cominciare
Gli autoritratti si sono prestati facilmente al gioco interpretativo ; ho ricreato alcune opere esposte usando ciò che avevo a portata di mano: il vecchio scialle di mia nonna,i fiori di cartapesta, i peluche di mio figlio. Oggetti quotidiani mescolavano il mio mondo con quello artistico di Frida. Nasceva “Quadrissimo me“: mi sono divertita ma sopratutto divertivo amici e colleghi. Certo quel senso del kitsch e quel cattivo gusto esasperato aiutavano! Chiaramente ci sono pittori come Frida o Gauguin che si prestano meglio per il loro stile un po’ per cosi dire naif o quelli particolarmente drammatici come Caravaggio “testa di medusa” che viene reso in modo catartico e ironico attraverso la trasformazione dei serpenti in dinosauri di gomma. Ma la vera sfida è stata il seriosissimo Hans Memling, artista fiammingo. Li è iniziata una riflessione semi-seria sul modo di comunicare l’arte. Non sono una storica dell’arte,non sono una critica d’arte ma ritengo che l’ironia, quando non ricorra al sarcasmo, apra orizzonti interpretativi e metta in gioco la prospettiva di chi comunica e di chi osserva. Con la mia iniziativa volevo coinvolgere, essere aperta a suggerimenti, confrontarmi e vedere le reazioni. Giocare con l’arte per me significa abbattere le distanze e quindi renderla più accessibile a tutti. Mi sostiene anche il successo di esperimenti simili sui social come quello simpaticissimo di Stefano Guerrera “Se i quadri potessero parlare“.
Sicuramente la cosa che fa più piacere è vedere coinvolte tante persone che apprezzano quello che fai e che si divertono. Sono proprio loro a suggerirmi le opere ma anche a darmi nuovi spunti; come ho detto prima lavoro in un museo, i miei primi soggetti sono stati i quadri degli artisti che ho potuto osservare da vicino, ogni giorno; un grande aiuto proviene da tutti gli storici dell’arte che lavorano nel museo e che mi suggeriscono e mi sottopongono opere nuove.
Come ci lavori?
Una delle “regole” fondamentali di “Q.me” è che tutti i materiali, oggetti e utensili devono essere reperiti in casa o creati al momento. Casa mia diventa un vero e proprio set, dove però i vestiti sono fatti con le tende,gli sfondi sono lenzuola, coperte o serrande. Ho la fortuna di vivere con mia nonna che ha conservato, nel tempo, di tutto e di più ma ho anche a disposizione i giocattoli moderni di mio figlio. Tutti i miei più cari amici partecipano a questo progetto, mio figlio stesso che ha 9 anni si diverte e ci aiuta. All’inizio era proprio lui che mi scattava le foto. Ma,sopratutto, inizia a riconoscere alcune opere o determinati artisti e questa per me è già una vittoria. Non so dove tutto questo mi porterà e porterà tutti coloro che mi aiutano e mi sostengono, le idee sono tante, alcune spero di poterle vedere realizzate a breve.
Seleziono i quadri principalmente in base al mio gusto personale e a ciò che mi trasmettono ma mi affido anche alle richieste degli amici e delle persone che mi seguono sulla mia pagina Facebook. La preparazione richiede al massimo un giorno; lo sfondo è sempre un lenzuolo, una coperta o una tovaglia. Gli abiti li confeziono al momento con tende, lenzuola e asciugamani o indumenti d’epoca di mia nonna, mentre gli oggetti, quando non sono sostituibili con quelli che ho in casa, li creo io stessa con materiali semplici come carta cartone e lana.