Sono felice di ospitare il racconto corale di un progetto senza precedenti! T-essere memoria, un progetto di inclusione rivolto a malati affetti da Alzheimer. Una storia densa, che prende il via da un’idea di Luisa Moser, responsabile dei Servizi educativi dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della PAT, che ha coniugato esperienze personali con le sue competenze professionali dando vita ad un percorso composito e complesso. Nello staff Mirta Franzoi, Rosa Roncador, Chiara Conci personale sensibile e specializzato nella didattica museale e preparato nella divulgazione ed educazione al patrimonio. Ho scoperto il progetto via Twitter e mi ha subito affascinato ed emozionato! T-essere memoria ha tanti pregi. Nato da un inesorabile quotidiano silenzioso, è cresciuto tra le risa di bambini, passato attraverso mani e gesti riscoperti e arrivato proprio lì. Dove doveva.
Il progetto “T-essere memoria” , rivolto a malati affetti da Alzheimer, è stato ideato e condotto dai Servizi educativi dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento con una prima sperimentazione nel 2015 in collaborazione con l’Azienda per i Servizi alla Persona “Margherita Grazioli” di Povo (Trento). E’ stata poi avviata una seconda fase nel 2016 che ha visto la collaborazione con l’associazione culturale Alteritas – Interazione fra i Popoli. Sezione Trentino e la partecipazione di sette Aziende per i Servizi alla Persona del territorio e due scuole.
Rivolto a persone affette da demenza, in particolare da Alzheimer, il progetto si propone di restituire al malato il Patrimonio archeologico custodito e valorizzato presso il Museo delle Palafitte di Fiavè rendendo così il museo un luogo di incontro e di inclusione sociale, dove anche chi è disabile può fare esperienze significative e gratificanti.
“T-essere memoria” e gli anziani
Condotto nel 2016, il progetto si è articolato in quattro incontri all’interno delle strutture (APSP) e un’uscita presso il Museo delle Palafitte di Fiavé.
Dopo un primo momento finalizzato alla conoscenza reciproca, in ogni incontro è stato dato ampio spazio all’osservazione e alla manipolazione di modellini e reperti in copia, nonché alla discussione favorendo in questo modo la stimolazione cognitiva e la valorizzazione delle abilità residue.
Filo conduttore delle attività è stata la produzione del cibo nell’antichità, e in particolare la creazione di recipienti in ceramica, la lavorazione dei cereali, dei latticini e della frutta, oltre che la tessitura. Tutti i pazienti si sono messi in gioco, hanno saputo riprodurre, con facilità e grande attenzione, antichi gesti dimostrando come alcune abilità, quali il “saper fare”, la manualità e la creatività permangano nonostante la malattia, se adeguatamente sollecitate.
L’esperienza fatta ha confermato che il museo, se reso fruibile e “partecipativo”, può generare nelle persone affette da demenza emozioni ed elementi di gratificazione che regalano un senso di benessere persistente nella persona per un tempo decisamente più lungo di quello dedicato alle singole attività di laboratorio. Si è potuto altresì verificare come tali emozioni rimangano, si “fissino” nelle capacità mnemoniche residue della persona tanto da poter essere “ripescate” facilmente attraverso una piccola e semplice stimolazione. I risultati ottenuti sono significativi non solo perché possono dare un non marginale contributo nella “terapia” di stimolazione cognitiva e di rallentamento dei processi di deterioramento, ma soprattutto perché hanno contribuito a far permanere nella persona malata un senso di benessere.
“T-essere memoria” e la scuola
Per sensibilizzare riguardo al delicato e più che mai attuale tema delle demenze e favorire l’incontro intergenerazionale, nel 2016 è stato avviato un progetto sperimentale con due scuole: la classe seconda della scuola primaria di Zivignago di Pergine Valsugana e la scuola dell’infanzia “Maria Valentini” di Fiavé. L’obiettivo principale è stato quello di costruire un percorso che partendo dalla conoscenza del museo, luogo deputato a custodire, tutelare, valorizzare le memorie del passato, invitasse i bambini a progettare e realizzare strumenti e materiali efficaci per comunicare con persone affette da demenza, compromesse dunque in alcune delle loro funzionalità, in particolare la memoria.
Grazie a diverse attività, opportunamente calibrate, gli attori del progetto hanno potuto confrontarsi serenamente: i bambini, che stanno costruendo la propria memoria, hanno interagito senza pregiudizio o paura con chi la memoria la sta inesorabilmente perdendo, i malati di Alzheimer.
Alunni e anziani hanno intrapreso un percorso parallelo di analisi e conoscenza di alcuni reperti, rinvenuti nel sito palafitticolo di Fiavé e che sono testimonianza di attività, saperi e tecniche dell’età del Bronzo: hanno dunque lavorato sugli stessi reperti, adottando però metodologie e strategie diverse. Anche gli alunni si sono cimentati negli stessi laboratori pratici e si sono recati in visita al Museo delle palafitte di Fiavé.
Un momento particolarmente significativo è stato l’incontro presso l’Azienda per i Servizi alla Persona durante il quale le classi hanno potuto conoscere gli ospiti coinvolti nel percorso. I piccoli hanno prodotto disegni, rielaborato racconti e realizzato ricostruzioni delle strutture abitative del sito palafitticolo di Fiavé. Sono stati creati una scatola sensoriale ed un “libro tattile” donati agli anziani con lo scopo di risvegliare, attraverso i sensi (tatto, vista e olfatto) la memoria. L’esperienza vissuta è sfociata nella pubblicazione di un opuscolo didattico intitolato “T-essere memoria”, che documenta il percorso svolto con la scuola primaria di Zivignago di Pergine Valsugana e in una mostra fotografica visibile presso il Museo delle Palafitte di Fiavé fino al 31 ottobre 2016.